Kiffie – A Sense of Unease – Recensione Italiana

La miglior musica indipendente Kiffie A Sense Of Unease Cover

Daniel Kiffie è un’artista inglese che ha fatto dell’emozione più che della perfezione il suo marchio di fabbrica.

Principalmente elettropop, ma con influenze che spaziano un po in ogni direzione, Kiffie è partito dal nulla ed in pochi anni fatti di sogni, di impegno e di musica piena di messaggi potenti e spesso anche socialmente rilevanti, è arrivato ad avere la sua musica in onda a livello nazionale sulla BBC.

Un artista che sfida gli standard del mondo musicale moderno seguendo la sua strada, imperterrito e senza dubbi, e che quindi merita di essere ascoltato.

Oggi parliamo del suo album: A Sense of Unease.

il punto di vista di luca

Ho sempre provato un grande affetto mischiato ad ammirazione per Kiffie come artista: non è facile infatti al giorno d’oggi imbattersi in persone che se ne fregano degli standard, delle regole, degli snob che li giudicano dall’alto dei loro piccoli troni immaginari fatti di soldi e successo promozionale… e tracciano il loro percorso in base a quello che loro decidono essere importante.

Kiffie è una di queste persone e per lui la musica è pura espressione: espressione del suo mondo interno, espressione dei pensieri su cosa accade intorno a lui.

Sono poche le persone così. Poche ma estremamente preziose. Alcune, come ad esempio Danswell & The Sympthoms, già recensite su questo sito e sono felicissimo di aggiungere Kiffie.

Questo suo ultimo album, A Sense of Unease, continua ad essere prodotto in pieno stile Kiffie, ovvero mettendo l’anima davanti alla perfezione tecnica, ma ha le sue particolarità che riescono a renderlo unico.

Tanto per fare un esempio, non saprei descrivere la mia sorpresa nell’ascoltare “All Yours”, con tanto di linea vocale rappata di Voyage, sicuramente non qualcosa di usuale.

“Questo album rappresenta un culmine, una fine, un nuovo inizio” scrive Daniel ed effettivamente questa è un po la sensazione che si può percepire ascoltando le note, i testi, le emozioni che permeano questo lavoro dall’inizio alla fine.

Un po come se dopo questi anni fatti di musica Kiffie fosse arrivato ad un punto in cui tutto quello che aveva dentro, il suo mondo, i suoi pensieri, sia stato rivelato, come se quasi tutto fosse stato detto e, mentre il mondo si attorciglia su se stesso ripetendo gli stessi errori di sempre (magari aumentandone la gravità), più che altro da dire si possa solo guardarlo, con un po di distacco, un po di malinconia, perché tutto quello che si poteva fare si è fatto.

L’immagine che mi si crea in mente per buona parte dell’album è quella di qualcuno che, dalla distanza, dopo essersi impegnato e dopo aver dato tutto, adesso osserva il mondo bruciare per volontà del mondo stesso, con una lacrima che gli riga il viso, malinconico, ma sperando che dopo la distruzione possa rinascere qualcosa di migliore.

La traccia preferita di luca

Non me ne vorrà Daniel se, nel mezzo di un album pieno di canzoni, la mia preferita è stata l’unica senza la presenza di linee vocali.

Ho intensamente adorato l’emozione di “Goodbye at Last“, composta principalmente al piano.

Un brano semplice, emotivo, profondo, che forse proprio per la sua diversità dal resto delle produzioni mi ha colpito così tanto.

il punto di vista di alex

A sense of unease cover art

Questo album mi colpisce nel profondo con le sue melodie lente che, anche se alcune tracce sono molto ritmate,  restano coerenti all’emozione complessiva dell’album e consentono un’immersione profonda ed emotiva creando un legame empatico con le esperienze sentimentalmente drammatiche delle canzoni.

I testi riflettono sentimenti come solitudine, perdita, amore turbato, riuscendo a toccare nel profondo dell’animo di chi le ascolta…ma non riuscirebbero a dare forma a tali emozioni se non fosse per la voce di chi li canta.

Kiffie riesce, in un modo sublime come il miele, a trasmettere il dolore emotivo e la malinconia attraverso le melodie ed una voce che sembra quasi gregoriana/eclesiastica/ortodossa, creando un’atmosfera eterea in cui ogni parola risveglia l’empatia.

Devo dire che, nonostante in passato ascoltavo tanta musica in stile “sad goth lullaby”, mai nessun album è riuscito, per la totalità della sua lunghezza, a farmi sentire un nodo alla gola e piangere ad ogni traccia per chi pensa, dice o riceve queste parole, e questo per me dimostra la bravura dell’artista nel creare e trasmettere emozioni molto forti.

La Canzone Preferita di Alex

La mia traccia preferita?

Scelta difficile quando ognuna ti piace melodicamemte.

Rimane quindi la scelta del testo, e quella che più mi sorprende è “Learning to Sing“: una sad lullaby accompagnata dalle dolci note del piano con un testo che dipinge una scena sentimentalmente triste, di perdita, ma con un dolce finale nel ritrovo.

Nonostante il coro ed il finale, entrambi positivi, non riuscivo a non essere triste per la solitudine ed il sentimento legato alla perdita, dal testo molto poetico alla voce, come in un canto solenne che fa emergere ricordi tristi e belli.

Conclusioni

A Sense of Unease, di “Kiffie“, è un album che tramite le sue sonorità porta l’anima a vincere sul tecnicismo. Emotivo, potente, profondo. Assolutamente da sperimentare in prima persona.

Tu cosa ne pensi? Lasciaci un commento nella sezione qui sotto!

Ti invitiamo oltretutto a lasciare un follow alla nostra playlist “The Best Indie Music” su spotify, dove carichiamo tutte le migliori tracce prese dagli album che decidiamo di recensire (ovviamente, se presenti su spotify)

Un caro saluto,

Luca & Alex

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